Il primo buco nero mai fotografato: cosa ha scoperto la NASA

Arrivano le nuove incredibili immagini NASA di un vecchio amico. Il primo buco nero mai fotografato racconta qualche cosa di nuovo 

Foto primo buco nero
Foto primo buco nero, le nuove conoscenze della NASA (screenshot YouTube)

Lo studio di un vecchio amico continua ancora oggi, facendo sì che quei 56 milioni di anni luce sembrino poco alla volta sempre più vicini. La dichiarazione del coautore dello studio Kazuhiro Hada, dell’Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone ha affermato che la prima immagine diretta di un buco nero sarebbe stata rivoluzionaria. Ma per ottenere il massimo da questa, è fondamentale sapere tutto ciò che si può sul comportamento del buco nero in quel momento. Come? Osservando sull’intero spettro elettromagnetico.

Tutti ricordano il 2019 come l’anno in cui è stato fotografato per la prima volta un buco nero. Nelle immagini viene raffigurato un anellino di luce rossa ed arancione. Si tratta di un immagine ottenuta grazie all’elaborazione di più di 6 mila terabyte di dati, raccolti dal progetto Event Horizon Telescope. Per anni ha studiato la natura del buco nero supermassiccio M87 al centro della galassia Virgo A.

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La NASA ed il primo buco nero mai fotografo

Foto primo buco nero
Foto primo buco nero, le nuove conoscenze della NASA (screenshot YouTube)

Questi oggetti riescono a trasportare l’energia rilasciata su scale più grandi della galassia ospite, come un enorme cavo di alimentazione. I risultati aiutano a calcolare la quantità di energia trasportata e l’effetto dei getti. Il potenziamento di tale progetto è in grado di coinvolgere moltissimi radiotelescopi presenti in ogni parte del mondo. In questo modo è possibile avere accesso a nuove informazioni, ottenendo così delle immagini incredibili come quella scattata in precedenza.

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Tutti i dati raccolti sono possibili grazie all’ampia gamma di lunghezze d’onda raccolte dal telescopio spaziale Hubble della NASA. Il tutto insieme all’osservatorio Chandra X-ray, all’osservatorio Neil Gehrels Swift, al Nuclear Spectroscopic Telescope Array e al Fermi Gamma-ray Space Telescope. La coautrice Sera Markoff, astrofisica dell’Università di Amsterdam, ha affermato che la comprensione dell’accelerazione delle particelle è davvero fondamentale per la visione dell’immagine dei getti in tutti i loro colori.

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