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Crisi dei processori, la Russia ha un nuovo piano

Sembrava che con la lenta risoluzione della crisi dovuta alla pandemia non avremmo più dovuto parlare di semiconduttori e processori. Ma con la guerra che Putin ha portato sul suolo ucraino e la risposta a base di sanzioni del resto del mondo le questioni tecnologiche tornano alla ribalta.

In particolare ci sarebbe un report che getterebbe una luce su quello che la Russia ha intenzione di fare per superare le sanzioni che al momento gli impediscono di approvvigionarsi come si deve di componenti. Ovviamente il piano con cui il paese dovrebbe riuscire a sopperire alla mancanza di chip e dei componenti di importazione è spalmato su un arco di tempo che copre almeno i prossimi 8 anni.

Crisi dei processori, la Russia ha un nuovo piano (foto: Unsplash)

In linea puramente teorica potrebbe non interessarci sapere come i russi manderanno avanti i loro aggeggi tecnologici ma visto quello che comporta questo piano vale la pena esaminarlo un po’ più da vicino. A parlarne, con toni positivi, è la testata russa specializzata in tecnologia CNews.ru

Crisi dei processori, i Russi con il fai da te e il reverse engineering

In totale secondo il piano preliminare di sviluppo della microelettronica messo su dal governo di Mosca ci saranno investimenti pari a poco più di 38 miliardi di dollari da qui al 2030. Il primo passaggio è quello di riuscire a far partire entro la fine dell’anno la produzione locale di chip con una tecnologia a 90nm. Questo primo passaggio dovrebbe costare 5 miliardi di dollari, o 420 miliardi di rubli.

Crisi dei processori, la Russia ha un nuovo piano (foto: Unsplash)

Oltre a cercare di far partire la produzione dei pezzi a 90nm, il piano a più lungo termine è quello di avere entro il 2030 una produzione a 28nm provando quindi a raggiungere un risultato simile a quanto già fatto da Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. questo piano, nel breve e nel lungo periodo dovrebbe servire a rendere il paese autonomo. Anche perché, nonostante Mosca e Pechino sembrino molto vicine dalle società cinesi arriva solo il 4% dei circuiti integrati prodotti in tutto il mondo. Mondo che adesso ovviamente non ha nessuna intenzione di avere rapporti commerciali con la Russia. Il piano, che sulle testate locali russe viene salutato come grandioso, è in realtà piuttosto modesto soprattutto perché cerca di rincorrere risultati che altrove sono già stati raggiunti e superati. Basta fare un confronto di nuovo con Taiwan Semiconductor Manufacturing Co.. La TSMC ha intenzione di riuscire a produrre tecnologia a 2nm entro il 2026 mentre i russi puntano ai 28nm.

Lo scopo ultimo è quello di avere una produzione interna, e per arrivare al risultato parte del piano di Mosca per far fronte alla crisi dei processori è quella di mettere su un dipartimento che si occupi di fare reverse engineering su “soluzioni straniere” per poter quindi non dover perdere tempo a risolvere problemi che altri hanno già risolto. Ma da quando in qua i Russi giocano secondo le regole del mondo?

Valeria Poropat

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