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Giochi per smartphone, Google denunciata da 37 Stati

Google si trova di nuovo al centro di una grossa polemica e di una questione legale potenzialmente molto fastidiosa che coinvolge i giochi e le app per smartphone presenti sul Play Store.

Giochi per smartphone, in 37 denunciano Google (foto: Pixabay)

Ci sono 37 avvocati americani che hanno presentato formale denuncia contro il colosso americano.

Il motivo? Monopolio. Sembra un po’ di sentire le accuse ad Apple e al suo ecosistema ma stavolta c’è Google al centro della questione. Il problema sarebbero le azioni intraprese dalla società che, nei fatti, limiterebbero i concorrenti sul Play Store per garantire a Google una posizione dominante.

L’accusa arriva a dire che Google ha “compiuto passi per chiudere l’ecosistema” di Android. La Grande G è come la Mela e soffoca i piccoli sviluppatori indifesi? A leggere la risposta, piuttosto piccata, affidata al blog aziendale sembrerebbe di no.

Google: Android è aperto a giochi e app per smartphone

Giochi per smartphone, in 37 denunciano Google (foto: Pixabay)

A guidare l’azione legale di sono 4 Stati: Utah, New York, North Carolina e Tennessee. In particolare lo Utah Attorney General Sean Reyes ha rilasciato una dichiarazione con coi si chiarisce contro cosa si stanno muovendo gli avvocati: “Google Play non è un campo di gioco neutrale. Deve smettere di usare la sua potenza monopolistica e la posizione di mercato iper-dominante per sottrarre indebitamente miliardi di dollari in più a compagnie più piccle, competitor e consumatori oltre ciò che dovrebbe essere pagato“.

Di nuovo, se non scrivessimo Google, sembrerebbe di leggere le accuse viste e riviste contro Apple e la sua posizione dominante nel mercato. Anche perchè la dichiarazione di Reyes oltre a definire il monopolio di Google una “minaccia al mercato“, fa anche notare come “la maggior parte dei ocnsumatori ignora che da anni Google impone tasse non necessarie ben oltre quello richiesto dal mercato per le transazioni in-app, gonfiando indebitamente i costi di molti servizi, upgrade e altri acquisti fatti attraverso le app scaricate sul Google Play Store“.

Lo scopo è, sempre nelle parole di Reyes, “difendere i cittadini e gli sviluppatori di app innovative“. Ma nelle carte del processo, che vi linkiamo qui, c’è anche un paragrafo riguardo quella che sembra una mossa troppo machiavellica perfino per Google. Riassumendo, Google avrebbe pubblicizzato Android come sistema aperto, convincendo i competitor (Samsung in testa) ad adottarlo come sistema operativo per poi chiuderlo e creare calusoli contrattuali capestro. Ve l’avevamo detto che era machiavellico.

La risposta di Google è contenuta in un lungo post sul blog aziendale in cui si fa presente che chi ha mosso le accuse non sa, stiamo di nuovo riassumendo, nei fatti come funziona Android e, in più, il fatto che Android e Google Play Store esistano è di per sè un modo per avere comtetizione e apertura nel mercato. Per quello che riguarda, per esempio le app e i giochi per smartphone, da Google fanno notare che i produttori concorrenti che scelgono un sistema Android sui device possono (a anzi lo fanno) “caricare app store competitor oltre a Google Play“. C’è anche l’esempio dell’Amazon Fire, che monta Android ma che non ha Google play di default installato.

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Ci sono poi app store e app, giochi per smartphone e quant’altro, che i consumatori possono scaricare da dove preferiscono senza passare mai dal Play Store. Per Google, in buona sostanza, si tratta di accuse e la denuncia “non serve a proteggere i piccoli o i consumatori. Si tratta di dare una mano a una manciata di developer di pp grossi che vogliono i benefici di Google Play senza pagare“.

Valeria Poropat

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