OPEN WORLD –  Dungeons & Dragons e la quête del Roman cavalleresco

Open World vi porta alla scoperta dei mondi nel  mondo del videogioco; per questo appuntamento, focus su Dungeons & Dragons e la quête cavalleresca.

Open World è la rubrica che vi porta alla scoperta dei “mondi” all’interno del mondo videoludico che un determinato titolo, attraverso l’esperienza di gioco, ci porta ad esplorare. Oltre ad azione e un gameplay stuzzicante può esserci, infatti, molto di più; il nostro obiettivo è allargare i vostri orizzonti, portando sotto i vostri occhi storie, approfondimenti e strutture narrative.

Per questo nuovo appuntamento, il focus è tutto su Dungeons & Dragons, marchio storico e d’ispirazione per tutti i GDR fantasy che, con diversi tipi di prodotto d’intrattenimento, diverte e appassiona giocatori di tutte le età da quasi trent’anni. Pronti, partenza…Open World!

Dungeons & Dragons è un marchio che non ha di certo bisogno di presentazioni, un vero e proprio faro per i GDR e per il mondo del fantasy in generale. Dinamiche di gioco, personaggi e ambientazioni lasciano grande spazio alla fantasia dei giocatori, che con un sistema abbastanza semplice riescono a creare intense sessioni di gioco.

I due creatori, Gary Gygax e Dave Arneson, devono molto alla grande operazione fatta da Tolkien nel recupero del folklore e della mitologia dei paesi del Nord, ma già molti secoli prima del suo Il Signore degli Anelli le tipiche strutture narrative che oggi (e da molti anni ormai) fanno la fortuna del genere fantasy si erano ben assestate nella letteratura medievale; d’intrattenimento sì, ma anche con una grande valenza politica e sociale.

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Open World, Dungeons & Dragons e le quête dei Roman medievali

dungeons dragons
Un manoscritto con la Queste del Saint Grail (fonte: https://www.facsimilefinder.com).

Quanti di noi, sin da bambini, sognano di partire all’avventura per scoprire la parte più intima del proprio Io, sfidandosi con prove lungo il tragitto per dimostrare valore e raggiungere un determinato scopo? È questo uno dei motivi portanti delle quête, motivo narrativo che troviamo in larga parte della narrativa medievale francese, specie in prosa.

Che si tratti di testi basati sulla cosiddetta “materia di Bretagna” (dunque del mondo di Re Artù) o di altri testi cavallereschi (come si può vedere nel Roman d’Alexandre su Alessandro Magno, o nel Roman de toute chevalerie) sono numerosissime le attestazioni di quête nei manoscritti che raccolgono i testi medievali, specie nati nella Francia del Nord di lingua d’oïl.

Lo schema è semplice e lo conosciamo bene: un cavaliere, chiamato a risolvere un’emergenza (che sia di tipo bellico o d’ispirazione amorosa) parte per dimostrare il proprio valore, incontrando sulla sua strada diverse prove che lo “testeranno” sia sul piano fisico che morale. E grazie al gusto per l’esotico e il contatto della cultura col folklore di matrice celtica e nordica, non è raro l’incontro con creature o personaggi che, oggi, etichetteremmo come provenienti da un mondo “magico”.

Il sostanziale mutamento che si trova nell’avventura di un cavaliere della narrativa medievale e un giocatore medio di D&D si trova nella valenza di significato portato dalla quête; se per il secondo si tratta di sostanziale intrattenimento, il primo è il rappresentante letterario di una categoria (quella della cavalleria) importantissima per gli equilibri del mondo feudale, un esempio di comportamenti politici e morali che ogni vero vassallo cavaliere doveva tenere.

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Proprio per questo venivano affidate queste “avventure” dal sovrano, tenuto (per equilibri politici) a dar spazio ai propri “sottoposti” affinché potessero essere elogiati e ricompensati. La quête era una questione serissima e, pensarci oggi forse, può dar ancor più gusto alle nostre sessioni di gioco contemporanee.

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