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RECENSIONE: Vagante – un pendolo tra dolore e gloria

Abbiamo avuto modo di provare la nuova versione per Xbox di Vagante, un roguelike che ha tutti gli elementi per far impazzire una vasta platea di utenti anche su console, dopo essersi consolidato come uno dei migliori del suo genere su PC.

Il titolo, prodotto da quelli di Nuke Nine, è contemporaneamente un tributo ai primi giochi RPG in pixel art con una dose abbondante del masochismo di chi apprezza un buon roguelike con permadeath e offerte da tributare alla Morte per poter tornare a giocare.

RECENSIONE: Vagante – un pendolo tra dolore e gloria (foto: youtube)

Si tratta di un gioco che ci ha entusiasmato, frustrato, preso più volte in giro, fatto esaltare, il tutto già partire dalle prime 10 ignominiose volte in cui abbiamo tirato le cuoia nei panni dei più disparati eroi del classico mondo fantasy.

Vagante, per chi ha voglia di farsi del male

Il titolo sviluppato dal team Nuke Nine è disponibile su Steam dall’inizio del 2018 e si è scavato la sua piccola nicchia di fan con un 90% di valutazioni molto positive. E non c’è da stupirsi.

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RECENSIONE: Vagante – un pendolo tra dolore e gloria (foto: youtube)

Il gioco ha sicuramente il pregio di far credere di essere il classico dungeon crawler in pixel art ma se non l’avete mai giocato scoprirete subito, già a partire dal tutorial, che quelli di Nuke Nine sanno esattamente quello che fanno e conoscono mille e un modo per umiliare e allo stesso tempo esaltare i propri giocatori.

Vogliamo raccontarvi la nostra esperienza con il tutorial. Ma prima una premessa: abbiamo scoperto che va giocato con la stanza al buio, perchè la nostra tv sembrava non avere abbastanza contrasto per permetterci di individuare i percorsi in pieno giorno.

E ora l’aneddoto da vergogna a mille. Senza spoilerare nulla, del resto stiamo parlando solo dell’inizio, il momento in cui il nostro personaggio appare nella schermata principale ci viene proposta una gigantesca caverna oscura. Come in qualunque RPG, prima di infilarci nella caverna, abbiamo provato a saltare a destra e a sinistra per vedere se da qualche parte ci fosse qualche passaggio o qualche sentiero da seguire. Dopo un paio di salti le piattaforme mancavano.

Siamo quindi scesi e mestamente ci siamo infilati dentro la grossa caverna. E ancora dobbiamo capire se era un glitch o una punizione, ma ci siamo ritrovati a sperimentare il tutorial di ingresso per tre o quattro volte prima che ci venisse il dubbio di scorrere verso destra anziché infilarci nella caverna. Solo a quel punto abbiamo potuto superare il (vero?) tutorial e, una volta tornati davanti alla grande caverna, iniziare finalmente il gioco. Questo è il grado di cattiveria di Vagante.

Un gioco che ci ha umiliato diverse volte con morti veramente assurde, il tutto condito da una colonna sonora meravigliosa. Essendo un titolo procedurale non ci sono punti di riferimento, ogni volta che varcate la soglia della caverna, vi trovate come in un punto diverso di questo mondo vastissimo e mortale. Avremmo voluto abbandonare, frustrati per essere stati uccisi per l’ennesima volta ma c’è qualcosa dentro Vagante che fa ricominciare ancora e ancora.

Probabilmente perché nonostante sia un roguelike dotato di permadeath il gioco vi fissa con quell’aria di sfida come a dire: che fai, molli già? E facendo leva un po’ sulla nostalgia di chi apprezza i vecchi dungeon crawler o gli RPG in pixel art e un po’ sull’orgoglio di chi non accetta di farsi uccidere tre volte di fila da un maledetto pipistrello rosso con un occhio solo, premerete di nuovo su Inizia.

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Vagante è molte cose e potrebbe non piacere a tutti ma si tratta di un’esperienza che anche chi non ama i roguelike può trovare soddisfacente, un gioco estremamente ben bilanciato che con la possibilità della coop locale e online diventa ancora più entusiasmante.

VOTO 8

PRO

  • Severo ma giusto
  • I livelli generati proceduralmente sono magnifici
  • Una buona gamma di eroi

CONTRO

  • Ci vuole pazienza per non lanciare il pad
  • Potrebbe risultare straniante senza punti di riferimento
  • Va giocato al buio

Valeria Poropat

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