Resident Evil Origins Collection – la recensione

Non credo ci sia qualche videogiocatore che non conosce o non ha mai almeno sentito parlare di Resident Evil: che si tratti della nuova strada intrapresa da ormai una decina d’anni più improntata verso l’action oppure dei primi, indimenticabili capitoli horror vecchio stile, più o meno chiunque abbia mai impugnato un controller ha giocato un titolo della serie ideata da Shinji Mikami. Eppure c’è un particolare episodio che è stato fruibile da poche persone, non essendo mai uscito su console PlayStation, console su cui la saga ha posto le proprie basi: Resident Evil Zero è il prequel del primissimo Resident Evil, e ha la peculiarità di esser stato concepito esclusivamente per Gamecube (e successivamente convertito per Wii), motivo per cui, anche per colpa della scarsa diffusione della console, è stato il titolo meno conosciuto tra gli altri.

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E così, dopo aver pubblicato lo scorso anno il remake di Resident Evil su PC e console, Capcom ha ben pensato di produrne uno anche per Resident Evil Zero, in modo da far conoscere a tutti gli avvenimenti antecedenti il capostipite della saga: c’è di più, perché, oltre alle versioni in digital download, è stata distribuita anche una versione che li racchiude entrambi denominata Resident Evil Origin Collection.
Pur recensendo la collezione nella sua interezza, spendere troppe parole su Resident Evil in questa sede sarebbe del tutto superfluo, visto che lo abbiamo esaminato ai tempi dell’uscita lo scorso anno (QUI potete leggere la recensione), per cui ci dedicheremo alla disamina del nuovo arrivato nel pacchetto, Resident Evil Zero.
Come anticipato qualche riga fa, il titolo fa da prequel alla storia andata in scena nella famosa villa Spencer, e ci mette nei panni di Rebecca Chambers, proprio uno dei membri di quel Team Bravo dato per disperso che Chris e Jill cercheranno disperatamente in Resident Evil: anche questa volta il protagonista non è solo, il buon (?) Billy Coen ci farà compagnia per la maggior parte del tempo. Chiariamo fin da subito che Resident Evil Zero non brilla particolarmente nel raccontare una storia o nel fascino delle ambientazioni, che da sempre sono il punto forte della serie: tolta la fase iniziale ambientata nel treno in corsa, il resto delle location e della trama stessa sono tra le più deboli e prive di spunti mai registrate in un Resident Evil, complici le diverse innovazioni che hanno finito per rendere il titolo un “tramite” tra i capitoli puramente horror e quelli del nuovo corso improntati all’azione.

Resident Evil Zero non brilla particolarmente nel raccontare una storia o nel fascino delle ambientazioni.

L’utilizzo di due personaggi contemporaneamente, recuperato poi nel quinto e nel sesto capitolo ha segnato un debutto per la serie, anche se non propriamente riuscito: molti degli enigmi da risolvere sono focalizzati sull’uso combinato del duo, il problema sorge quando l’I.A. del compagno impiegato dalla CPU decide di fare un po’ quello che gli pare, dimenticandosi di trovarsi in un luogo infestato da zombie e altre amenità; purtroppo, basta la morte di uno solo tra Rebecca e Billy per sancire il game over, contribuendo a creare situazioni frustranti. Migliorato, invece, sistema per conservare munizioni, armi e oggetti vari, ora accessibili aprendo uno qualsiasi dei bauli.

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Il lavoro svolto su questa versione PS4 del titolo è di pregevole fattura, con texture in alta definizione, illuminazione riscritta da zero e una cura al dettaglio generale che si lascia più che guardare: a differenza del remake di Resident Evil, però, Resident Evil Zero sfrutta un motore grafico che già ai tempi dell’originale ha fatto gridare al miracolo chi ci ha giocato su Gamecube, grazie anche a un sistema di inquadrature superlativo che rende al massimo durante le scene d’azione. Volendo trovare un neo al comparto tecnico potremmo citare le scene in CG, decisamente sottotono rispetto al resto dell’opera di restauro.

Quando l’IA prende il controllo del proprio compagno, non sempre si dimostra all’altezza della situazione, dando luogo a situazioni non poco frustranti.

C’è anche qualche novità, come la possibilità di utilizzare controlli più moderni rispetto al legnosissimo sistema classico o l’aggiunta di Albert Wesker tra i personaggi giocabili, con tutti i poteri che ne conseguono. Nulla che faccia gridare al miracolo, comunque, specie per chi ha già completato più e più volte l’originale. Resident Evil Zero, così come la Origin Collection, sono infatti caldamente consigliati a chi non ha mai avuto modo di giocare i titoli che hanno dato il via a una saga nata nel 1996 e che va ancora avanti dopo 20 anni, seppur in modo estremamente diverso: per tutti gli altri, mettete mano al portafoglio solo se siete tra i nostalgici che rimpiangono i bei vecchi tempi, quando uscivano ancora survial horror degni del nome che portavano, magari versando una lacrima ricordando il Resident Evil che fu.

 

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