In particolare, l’assistenza di un intelligenza artificiale che conosca il modo di giocare dei giocatori potrebbe essere un buon modo per ampliare la platea dei giocatori con disabilità e che, ancora molto spesso, non vengono contemplati quando i titoli vengono sviluppati. Si tratterebbe, In sostanza, di un modo di Sony per rendere tutti i giochi accessibili: qualcosa che sicuramente occorre tenere presente sia ora sia in futuro.
Come però ci sono aspetti positivi, ci sono anche alcune domande che adombrano situazioni che potrebbero porsi al limite, quantomeno, della legalità videoludica: come provocatoriamente abbiamo scritto, questi sistemi di intelligenza artificiale sviluppati e brevettati da Sony, a questo punto, non sono molto anzi troppo simili agli aimbot che i cheater utilizzano?
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E, di nuovo, fatta la tara di tutti i giocatori con diversi gradi di disabilità che potrebbero trovare giovamento in un assistente mentre giocano, come potremmo essere assolutamente sicuri che l’intelligenza artificiale di Sony non viene utilizzata semplicemente da chi vuole totalizzare le partite perfette negli streaming su Twitch?
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