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Stadia, l’acquisizione di Bethesda tra le cause della chiusura dello studio?

La fine di Stadia, lo studio di sviluppo interno di Google, è arrivata come una doccia gelata per gli utenti ma è stata altrettanto repentina e inaspettata per chi dentro Stadia ci lavorava.

Ora sembrerebbe che dietro la decisione di lasciare lo sviluppo di videogiochi ad altri e concentrarsi solo sulla diffusione di titoli fatti da altri ci sia stata anche l’acquisizione di ZeniMax, la compagnia cui Bethesda fa riferimento, da parte di Microsoft.

Leggi anche –> ZeniMax Bethesda: Microsoft aspetta luce verde dall’UE

Stadia: cosa è successo?

Stadia, l’acquisizione di Bethesda tra le cause della chiusura dello studio? (foto: Youtube)

Stando alle ricostruzioni è successo davvero un po’ di tutto negli ultimi giorni di Stadia, lo studio di Google che ha ufficialmente chiuso i battenti a inizio febbraio. La settimana precedente, a fine gennaio, era stata inviata una mail a tutti da parte di Phil Harrison, vice presidente e general manager di Google Stadia. Nella mail si facevano ricchi complimenti per i “grandi passi avanti” fatti nello sviluppo di titoli propri dello studio. E nella mail si parlava anche di investimenti.

Investimenti che però non sono mai arrivati e anzi, avanti veloce di qualche giorno, Harrison scrive al mondo intero che Google Stadia chiude i propri studi interni. In quel blogpost, Harrison aveva serenamente ammesso che la creazione di giochi che siano sempre i primi, davanti a tutti, è un impegno che porta via anni e necessita di grandi investimenti. Investimenti che si vede non sono stati possibili.

Leggi anche –> Google Stadia Development Studio chiude

Ora arriva anche questo nuovo tassello a dare, forse, un senso alla chiusura dello studio: l’acquisizione di ZeniMax da parte di Microsoft. Anche se non ci sono notizie certe nè dichiarazioni in tal senso, e probabilmente non ne avremo mai, la mossa di Microsoft deve aver messo paura a Google o deve aver acceso una qualche lampadina per cui Harrison e i suoi si sono resi conti che, per quanti investimenti avrebbero potuto fare su Stadia come sviluppatore, non ci sarebbe stata storia con il neonato behemoth con la testa a finestra.

In attesa di chiarimenti ufficiali su cosa sia successo in quei giorni drammatici di inizio febbraio, prendetevi un paio d’ore e guardatevi il playthrough di Doom di Hugo martin, Game Director. Mano ai popcorn.

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Valeria Poropat

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