Torna a giocare dopo morte della figlia: “Ora capisco Death Stranding”

Death stranding è senza ombra di dubbio un videogioco di una profondità che raramente si incontra. Per qualcuno è diventato una terapia.

A dimostrazione di come anche i videogiochi possano parlare al cuore delle persone vi riportiamo l’esperienza che un utente reddit ha voluto condividere con la community dedicata al gaming.

Torna a giocare dopo morte della figlia: "Ora capisco Death Stranding"
Torna a giocare dopo morte della figlia: “Ora capisco Death Stranding” (foto youtube)

Una esperienza raccontata in poche battute ma profonda e toccante e che ha permesso, come succede spesso sul forum di tutti i forum, anche ad altri di raccontare la propria esperienza sia con il gioco di Kojima sia con altri titoli che hanno inavvertitamente giocato un ruolo nella gestione del lutto.

Death stranding e la catarsi del dolore camminando

Quando, come giocatori e giocatrici prima ancora che come giornalisti di settore, ci capita di dover difendere i videogiochi da chi li ritiene semplicemente un inutile passatempo che consuma materia grigia e minuti cerchiamo innanzitutto di provare a ribaltare quelli che sono i luoghi comuni su questa forma di intrattenimento. In fin dei conti, anche leggere un libro, guardare un film, ascoltare musica possono essere considerate perdite di tempo.

Torna a giocare dopo morte della figlia: "Ora capisco Death Stranding"
Torna a giocare dopo morte della figlia: “Ora capisco Death Stranding” (foto: youtube)

Tutto dipende dalla condizione mentale in cui si trova il fruitore. Attraversare il dolore per la perdita di un figlio che doveva arrivare e non è arrivato è sicuramente tra le cose più strazianti che un genitore possa provare e il modo in cui questo padre ha raccontato su reddit il modo in cui Death Stranding lo ha aiutato ad attraversare il momento più brutto di quel dolore ci ricorda, dovrebbe farlo a tutti, che esattamente come in tutte le altre forme di intrattenimento, anche nei videogiochi alcuni prodotti sono pensati per far passare il tempo quando magari sei in fila alla posta mentre altri giochi per la struttura e la profondità e la particolarità devono essere considerati vere e proprie opere d’arte in grado di smuovere più di qualcosa all’interno dell’essere umano.

Tra i diversi commenti che sono stati lasciati e in cui tanti hanno voluto parlare sia della propria esperienza con il gioco di Kojima sia della propria esperienza con il dolore vogliamo segnalare come un altro padre abbia invece trovato, diversi anni fa, sollievo, una strana forma di sollievo in realtà, giocando BioShock Infinite, un altro titolo che può essere sperimentato in moltissimi modi ma che si è trasformato in un momento profondo e in un modo per gestire il dolore del vuoto.

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