UE finalmente riconosce il grande potenziale dei videogiochi

L’Unione Europea ha fatto un passo da giganti nel riconoscimento del potenziale dei videogiochi come parte del tessuto economico globale e come prodotto di interesse culturale.

Al momento si tratta di una proposta che dovrà poi essere ratificata dai diversi Paesi che compongono l’UE ma è comunque un segnale positivo all’interno dei confini dell’Unione Europea e anche fuori. Del resto, ci siamo trovati più di qualche volta a parlare di come i videogiochi vengano percepiti come perdite di tempo, oggetti pericolosi, quasi strumenti del demonio.

UE finalmente riconosce il grande potenziale dei videogiochi
UE finalmente riconosce il grande potenziale dei videogiochi (foto Pexels)

Si tratta invece, questa è la visione dell’Unione Europea, di oggetti tecnologici che possono generare crescita e profitto per tutto il continente. Che sia finalmente arrivato il momento per mettere da parte i forconi?

Videogiochi e Unione Europea, arrivano fondi e un riconoscimento ufficiale

Come accennavamo, si tratta di una firma importante anche se al momento è una risoluzione del Parlamento Europeo. E anche se vale la pena ricordare che l’Unione Europea si è già mossa in passato per favorire la crescita del settore dei videogiochi, questo ulteriore passo in avanti sottolinea come quanto fatto finora con le iniziative Horizon Europe e Creative Europe sia stato poco rispetto a ciò che andava fatto.

UE finalmente riconosce il grande potenziale dei videogiochi
UE finalmente riconosce il grande potenziale dei videogiochi (foto Pexels)

Il Parlamento Europeo si sta muovendo ora su un doppio binario. Da una parte la risoluzione punta a far crescere l’industria dei videogiochi in genere e anche a far sviluppare ciò che gira intorno agli Esport e dall’altra c’è la volontà anche di preservare videogiochi che abbiano un valore culturale significativo. Qualcosa che per ora soltanto fan e musei hanno sentito la necessità di fare. Ma quando anche un organo sovranazionale come il Parlamento Europeo riconosce che alcuni videogiochi vanno preservati perché culturalmente validi significa che non tutti i videogiochi sono semplicemente passatempi ma oggetti culturali veri e propri, con una dignità creativa che non può essere messa in discussione.

Ovviamente siamo ancora nel campo delle idee e delle buone intenzioni, come sempre con il percorso all’interno dell’Unione Europea, e occorrerà aspettare di vedere come poi queste belle parole verranno trasformate in fatti dagli altri organi dell’Unione Europea e soprattutto dai singoli Stati membri. Quello che ci fa particolarmente interessare ai movimenti dell’Unione Europea è il fatto che tante idee abbiano trovato un punto di caduta proprio sugli Esport in ogni loro sfaccettatura. Non è difficile immaginare perché anche l’UE guardi ora i videogiochi . Del resto tra gli obiettivi della famosa Agenda 2030 c’è anche lo sviluppo delle competenze digitali. Perché non sviluppare competenze digitali permettendo ai giovani sviluppatori di portare avanti i loro progetti?

Del resto un programmatore è un programmatore, sia che venga messo a produrre il nuovo capitolo di un videogioco sia che venga messo a sviluppare una infrastruttura telematica. E aggiungendo a questa considerazione anche il fatto che ci sono sempre più studi che dimostrano come la gameficazione di alcune attività anche di apprendimento sia positiva è chiaro che, nel futuro, oltre ad esserci spazio per i nuovi sportivi digitali ci sarà comunque bisogno e spazio per nuovi prodotti videoludici.

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