Videogiochi ed anagrafe: 48% donne, dominano i 33enni

I videogiochi sono una cosa destinata ai bambini e in particolare ai bambini maschi. Questo lo stereotipo duro a morire che genera tutta una serie di altri stereotipi che, purtroppo, nella loro versione più incancrenita sfociano in discriminazione.

Eppure il nuovo report pubblicato dalla Entertainment Software Association che tutti conosciamo come ESA fotografa una situazione un po’ più variegata e soprattutto un po’ più bilanciata quantomeno per quello che riguarda il numero delle giocatrici rispetto al numero dei giocatori, intendendo come giocatori i giocatori identificati come maschili.

Videogiochi ed anagrafe: 48% donne, dominano i 33enni
Videogiochi ed anagrafe: 48% donne, dominano i 33enni (foto: Youtube)

I dati pubblicati da ESA sono relativi agli Stati Uniti ma si tratta di un campione decisamente interessante dato che nel Paese ci sono oltre 215 milioni di persone che giocano ai videogiochi, il 66% degli americani. Alcuni dati sono gli strascichi della pandemia ma altri dati sono, a nostro avviso, un primo segnale importante di come la demografia di chi gioca ai videogiochi è cambiata e di quanto debba cambiare anche il modo in cui i videogiochi vengono sviluppati per poter accogliere e promuovere questi stessi cambiamenti.

Videogiochi, la metà di chi li ama sono giocatrici

Dei 215 milioni di giocatori americani il 48% sono di sesso femminile o si identificano come tale e il 52% è di sesso maschile o si identifica come tale. Già questo dato potrebbe aiutarci a rivedere l’idea a che abbiamo che la tecnologia e i videogiochi siano roba da maschi. Anche l’età media è un altro dato che aiuta a riassestare la prospettiva quando si parla di intrattenimento videoludico. Tre quarti dei giocatori americani sono infatti sopra i 18 anni e l’età media è anzi di 33. Questo significa che ci sono sicuramente molti più videogiocatori e molte più videogiocatrici adulti che non bambini.

Videogiochi ed anagrafe: 48% donne, dominano i 33enni
Videogiochi ed anagrafe: 48% donne, dominano i 33enni (foto: Unsplash)

Tanti detrattori di questa forma di intrattenimento possono così iniziare a smetterla di bollare i videogiochi come una perdita di tempo per i più piccoli. Oltre all’aspetto demografico ci sono poi tutta una serie di altri dati raccolti attraverso alcuni sondaggi. In barba a chi pensa che i videogiochi producano violenza o comunque la estremizzino, l’82% di chi gioca dichiara di sentire che giocando aiuta a migliorare le proprie capacità di problem solving, il 93% dichiara di giocare perché giocare genera gioia mentre l’89% trova nei videogiochi un modo per abbassare lo stress. Abbiamo poi imparato in pandemia che se non possiamo essere vicini fisicamente alla nostra famiglia possiamo farlo attraverso proprio i videogiochi e questo lo dimostrano i dati.

Altro stereotipo duro a morire è che i videogiochi tengano lontani genitori e figli: il 77% dei genitori ha dichiarato di giocare insieme ai propri bambini soprattutto perché è divertente stare insieme in questo modo e anche perché è un modo per socializzare con loro e trovare un punto di incontro. I videogiochi stanno cambiando come stanno cambiando i videogiocatori e le videogiocatrici. Quello che noi speriamo cambi è la percezione globale.

 

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